Oltre una novantina i presenti in una Sala Congressi del Parco delle Scienze finalmente tornato ad ospitare eventi in presenza, senza contare le decine di presenti collegati online (con iscritti da ben 18 regioni), per l'ultima giornata di lavori di #confinicomuni, aperta con un suggestivo percorso storico sul movimento della montagnaterapia condotto da Sandro Carpineta e Massimo Galiazzo, che si sono avvalsi della metafora dell'albero di bonsai e della foresta per illustrare la crescita e le tante ramificazioni di questa innovativa attività terapeutica. Al loro racconto hanno fatto seguito i due densissimi interventi scientifici di Leonardo Fogassi e Stefano Rozzi sulle neuroscienze della cognizione motoria e di Maria Chiara Buonocore e Marta Bosio sull'esperienza del San Raffaele di Milano nell'utilizzo dell'esercizio fisico in psichiatria. Tantissimi gli spunti emersi e numerose domande tra i relatori e dal pubblico, soprattutto per approfondire le possibili traduzioni degli studi in corso sul contesto naturale e le attività di montagnaterapia. Da tutti i relatori sono uscite conferme della potenziale applicabilità di questi studi nei contesti di cura legati alle disabilità fisiche e mentali e alle dipendenze, con prospettive molto interessanti, naturalmente da supportare con adeguati protocolli di osservazione e traduzione statistica.
Nella seconda parte della mattinata l’intervento di Alessandra Gigli, esperta in formazione esperienziale e outdoor, ha permesso di inquadrare da un punto di vista pedagogico le attività basate sull'apprendimento in natura, fornendo i dati di una mappatura completa delle attività che propongono educazione in natura in Italia ed enfatizzandone soprattutto il carattere di intenzionalità pedagogico-educativa. Trascinante l'intervento del diabetologo friulano Ciro Antonio Francescutto, già conosciuto in precedenti convegni, che in un percorso a volte ironico e sempre molto coinvolgente ha focalizzato l'importanza del “movimento come medicina”, portando esempi e numeri e la fortissima convinzione che l'educazione all'attività motoria sia una delle risorse principali per le persone, le comunità, il sistema sanitario, riuscendo a strappare più di un sorriso e una nuova consapevolezza a tutti i presenti. Da ultimo Ornella Giordana, per conto del presidente Vincenzo Torti ha portato il saluto del CAI centrale, fornendo un'ampia panoramica di quelle che sono le attività che il CAI a livello nazionale ha condotto in questi ultimi anni a favore della montagnaterapia, a partire da un testo di linee guida che cerca di inquadrare il fenomeno e dalle tante iniziative legate all'accessibilità dei sentieri e più in generale al coinvolgimento degli stakeholders, anche della disabilità, per definire un insieme regole nuove che possano favorire l'accessibilità all'ambiente montano anche da parte delle categorie più deboli.
Molto coinvolgenti i protagonisti della sessione pomeridiana, aperta dal geografo sui generis ed esploratore senza bussola Franco Michieli, narratore affascinante della “vocazione di perdersi” coltivata fin dalla giovinezza nelle terre più selvagge del mondo, dove ha sperimentato una riconnessione alla natura con tecniche di “orientamento naturale” per interpretare la geografia più impervia, rinunciandio totalmente ad ogni ausilio tecnologico: una lezione sulla riconquista della autonomia, della fiducia e della stretta connessione tra libertà e responsabilità da cui la montagnaterapia non può disimpegnarsi. Il tema dei “percorsi di giustizia” e dei “cammini di libertà”, e ancora una volta degli effetti curativi dell’immersione nella natura, come strumenti alternativi al carcere (e rieducativi, stavolta in senso anche sociale) per i giovani “messi alla prova”, ha caratterizzato gli interventi di Isabella Zuliani, Roberta Cortella (co-autrice del docu-reality “Boez – Andiamo via, trasmesso da Rai 3 nel 2019), e Cristina Scoizzato, oltre a Sauro Quadrelli del Cai di Massa, che ha riportato l’esperienza con i detenuti per il riassetto della sentieristica, un progetto poco convenzionale di coinvolgimento dei carcerati e delle comunità locali, figlio di un approccio che in diverse occasioni si è dimostrato vitale ma che con il covid si è purtroppo interrotto e che si auspica di poter riattivare quanto prima.
Pietro Pellegrini, direttore del Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche dell’AUSL Parma si è fatto carico delle conclusioni, ritendendo rispettati i due obiettivi iniziali del convegno: il primo, avvalorare la “scientificità” dell'approccio che vede la montagnaterapia come ricerca degli effetti curativi del movimento e del rapporto tra persona e ambiente naturale, valutandone la fruibilità oltre che la fattibilità; il secondo, restituirne la valenza “culturale” alla comunità non solo scientifica affinché questo innovativo approccio terapeutico possa godere di sempre maggiori risorse ed essere appannaggio di sempre più persone.
Tre sessioni di approfondimento tematico hanno caratterizzato, giovedì 14 ottobre, la quarta giornata di lavori di #confinicomuni, il VII convegno nazionale di montagnaterapia. La prima mattinata ha messo al centro la questione della FORMAZIONE E VALUTAZIONE. Le esperienze di La Spezia e Cuneo in particolare hanno evidenziato come le prassi agite nei contesti della montagnaterapia, se correttamente inserite in un processo di riflessione da parte dei professionisti, possono scaturire in processi e strumenti di valutazione assolutamente significativi perchè metodologicamente rigorosi. Pur nella diversità degli strumenti utilizzati e proposti (schede, scale, video) e dei punti di vista scelti per l’osservazione (i singoli, il gruppo nella sua interezza, i “sottogruppi” che danno vita al processo come nell’esperienza di Alessandria), l’agire in modo intenzionale e strutturato un processo valutativo consegna all’attività e ai suoi professionisti nuove consapevolezze. Gli interventi dei colleghi della Lombardia hanno poi completato il quadro con un contributo organico su strategie, obiettivi e contenuti della formazione (sia tecnica che professionale) a supporto, in particolare, degli operatori per consentire loro la necessaria tranquillità nell’agire il loro ruolo nelle attività. Paolo Piergentili (Segretario SIMONT) sottolinea che occorre qualificarsi per riconoscere queste attività come “terapia” e questo significa strutturare il lavoro in modo tale da poter dimostrare che l’approccio terapeutico funziona, ovvero ha una efficacia comprovata. Per fare questo occorre misurare gli esiti, e proprio questo sarà uno degli impegni della Socetà italiana di montagnaterapia per il futuro prossimo. Il secondo focus ha riguardato VALORIZZAZIONE, RICADUTE SUL TERRITORIO e SOSTENIBILITÀ, una sessione che ha saputo coniugare uno “sguardo lungo” capace di definire i prerequisiti, dalla definizione di una Carta Etica (come quella adottata dalla Regione Piemonte) con la concreta definizione di standard e criteri per una “accessibilità fruibile”, passando per un approccio attento alla creazione di reti e di alleanze in grado di valorizzare e sostenere le aree più marginali. La montagnaterapia si dimostra così un’opportunità interessante in grado anche di incidere in modo attento e selettivo sui territori che frequenta e abita. La serata culturale ha poi affrontato il tema del SOCCORSO ALPINO, dove si concretizza l’incontro tra MEDICINA e MONTAGNA: due esperienze significative e importanti in ambito medico e una riflessione quanto mai attuale sui rischi di una frequentazione non consapevole della montagna scaturita dalle esperienze “post lockdown” del Soccorso Alpino riportate da Gianluca Riccardi, questi gli ingredienti della serata del 14 ottobre. Oltre 600 i cardiopatici accompagnati in montagna dal centro di Prevenzione cardiovascolare di Reggio Emilia: si sono sfatati tanti tabù, si sono ridotti i farmaci e si è vista, anche in questo caso, l’importanza del gruppo per sostenere psicologicamente il percorso. Prima dei cardiologi proprio il movimento della montagnaterapia ha dimostrato la valenza terapeutica dell’attività fisica in ambiente, ha riconosciuto Gianni Zorbi, Direttore del Centro di Prevenzione Cardiovascolare dell’AUSL di Reggio Emilia. Camilla Costa invece ha fatto conoscere le potenzialità, ancora non interamente esplorate, dei bagni di foresta nei casi di malattia oncologica: le prime evidenze sono incoraggianti e l’avvio di una fase sperimentale promossa dalla Regione Friuli Venezia Giulia promette risultati interessanti, forse già disponibili per il prossimo Convegno di montagnaterapia. Gli approfondimenti scientifici di #confinicomuni proseguiranno in presenza per tutta la giornata di venerdì 15 ottobre al Centro Congressi del Campus universitario, Parco delle Scienze. Sabato 16 ottobre è invece in programma un evento conclusivo “open air” al Parco dei Cento Laghi, con trekking al Lago Santo e serata al Rifugio Mariotti. Info e approfondimenti: www.confinicomuni.it.
La terza giornata di lavori di “#confinicomuni”, il VII convegno nazionale di montagnaterapia che si sta svolgendo a Parma, ha sondato ieri, in tre diverse sessioni, i temi delle Dipendenze patologiche, dei Minori e del rapporto tra Filosofia e montagna in relazione a questo innovativo approccio terapeutico.
Sette gli interventi nella prima parte mattinata ricchi di spunti e proposte: l’importanza dell’osservazione, il valore del percorso prima ancora della meta e gli stimoli dalle “contaminazioni” tra soggetti e contesti diversi, il valore della memoria hanno segnato i contributi moderati dalla presidente della Società italiana di montagnaterapia Roberta Sabbion e da Giuseppe Capella. La consapevolezza del bisogno di strumenti di verifica e la necessità di evitare il rischio delle routine e degli automatismi si accompagnano come un fil rouge alla convinzione, provata sul campo, che le diverse problematiche possono essere una risorsa, anzichè un limite. Due ulteriori annotazioni emerse nell’intensa mattinata: da un lato l’importanza della fluidità, come capacità degli operatori di saper rivedere progetti e azioni, come caratteristica quanto mai necessaria nei contesti segnati dalle dipendenze (e qui la valutazione si conferma come strumento non solo necessario ma strategico), dall’altro il riconoscimento di come l’apporto delle diverse competenze (professionisti, accompagnatori, volontari) sia sempre più fondamentale (anche se non sempre facile) a patto di saper gestire in modo intelligente il confine tra le diverse figure, nel reciproco rispetto ma condividendo in modo esplicito gli obiettivi del progetto, per poter, ancora una volta, passare da paziente a persona, da terapia a cura.
La seconda parte della mattinata, moderata da Cristina Kasiksidis e Alberto Grazioli, ha avuto come focus i minori: esperienze consolidate, nuovi target di utenza (autismo), approcci innovativi (fototerapia psicocorporea): ancora una volta l’incrocio tra i bisogni delle persone, le competenze e le sensibilità degli operatori, le disponibilità dei volontari producono esperienze interessanti e replicabili. Fermarsi a capire cosa ha funzionato resta un elemento centrale: l’ambiente naturale rimane lo sfondo facilitante ma la specificità degli utenti minori richiede un’attenzione particolare che sappia coniugare l’esperienza del gruppo con gli interventi personalizzati.
“L’antico gesto del camminare” è il titolo che Duccio Demetrio, filosofo e pedagogista, ha voluto dare al suo intervento introduttivo alla sessione pomeridiana di #Confinicomuni dedicata a Filosofia e montagna, moderata da Paolo di Benedetto e Massimo Galiazzo. Il gesto antico del camminare, ricorda Demetrio, ci collega al passato in una continuità quanto mai attuale: passeggiare, pellegrinare, vagabondare sono accezioni diverse di un gesto che può assumere per ciascuno di noi valenze sempre nuove. Vagabondare è per lui l’arte di trovare un senso lungo la strada innovando, se necessario, il percorso. “Scrivere e camminare sono azioni semplici ma capaci di stimolare l’introspezione. Scrivere ci avvicina sempre a noi stessi e ci porta sempre altrove per consentirci di guardarci da lontano”. Per il filosofo Marcello Ghilardi non è l’agonismo ma il cammino, non la vetta ma il sentiero che innerva la montagna, non l’ascesa ma l’ascesi. L’ascesa montana implica una trasformazione non solo fisica ma anche mentale. Bisogna imparare ad ascoltare il proprio corpo e, al tempo stesso, la propria mente. Per un vero viandante ogni passo è quello finale, la pratica della montagna ci dice che c’è la possibilità per ciascuno di entrare in contatto con il sé. Difficile, molto difficile sintetizzare un pomeriggio di pensieri “alti e altri” in cui la Montagna e, più in generale l’ambiente naturale che fa da sfondo alla montagnaterapia, hanno stimolato, grazie ai relatori, pensieri profondi e forti suggestioni, in cui l’altezza, il silenzio, il cammino e la pietra diventano occasioni per fare esperienza di sé, talvolta opponendosi, talvolta assecondandoli.
Il convegno proseguirà online nella giornata di giovedì e tornerà in presenza venerdì al Centro Congressi del Campus al Parco delle Scienze. Si concluderà sabato con un trekking al Lago Santo e serata al Rifugio Mariotti.
Salute Mentale, Disabilità, Foreste e Salute sono stati i focus della seconda giornata di #Confinicomuni, il VII convegno di montagnaterapia in corso a Parma in questi giorni, promosso da Azienda USL e dalla locale sezione CAI.
Moderata da Eleonora Cossu e Alessandro Coni, la sessione sulla Salute Mentale ha coniugato riflessioni importanti con una interessante carrellata di esperienze che dimostrano la creatività degli operatori e dei volontari, la forza delle reti e le potenzialità che le progettualità della Montagnaterapia può avere nei diversi contesti regionali.
Le considerazioni epistemologiche di Angelo Brega si sono interrogate sulla Montagnaterapia: è un approccio che risponde sia ai criteri di “terapia” che a quelli di “cura”. “Cosa c’è nel nome? - chiede Brega - anche con un altro nome la rosa avrebbe lo stesso profumo”. Recentemente lo stesso vocabolario Treccani ha inserito il termine “montagnaterapia” come “terapia basata sul rapporto che si stabilisce fra l’essere umano e la montagna, al fine di ricostruire l’equilibrio psicofisico”.
Giulio Scoppola ha sottolineato il formidabile strumento trasformativo rappresentato dall'ambiente naturale, interrogandosi sulle relazioni tra corpo, mente, gruppo eambiente nelle sessioni di montagnaterapia, dove spesso emergono insospettate competenze espressive e relazionali.
Guido Zini, riportando la sua esperienza di educatore a Reggio-Emilia, ha messo in luce alcune evidenze emerse da un questionario sottoposto agli utenti: il ritrovarsi nella natura e l’esperienza di gruppo sono le due dimensioni che gli utenti della montagnaterapia più apprezzano nella partecipazione alle attività.
Altro elemento riconosciuto da tutti: la montagnaterapia rafforza la fiducia in sé stessi e con ciò aiuta poi in una miglior gestione della quotidianità.
Anche la sessione dedicata alle Disabilità ha raccontato, sotto la guida di Sara Bosetti e Gianluca Riccardi, tante esperienze e storie che confermano la montagnaterapia come tramite per percorsi non solo riabilitativi ma anche inclusivi: da segnalare il bellissimo video del gruppo di montagnaterapia di Trento e i qualificati approfondimenti tecnici: sentieri e paesaggi si confermano parole chiave per entrare anche in questi mondi.
La serata culturale dedicata a Foreste e Salute, moderata da Livio Picchetto e Massimo Galiazzo, ha infine permesso di approfondire da tanti punti di vista l’influenza positiva che boschi e foreste possono avere sul benessere delle persone; la ricerca scientifica da un lato e la pratica consapevole dall’altro confermano una evidenza antica: l’immersione nell’ambiente naturale ci consente di recuperare una parte importante che troppo spesso manca all’uomo moderno, il contatto con gli elementi primordiali.
In un momento di forte crescita e di grande interesse sul tema, la serata ha fornito un'utile e chiarificatrice distinzione tra Bagni di Foresta e Terapia Forestale: attività distinte ma non contrapposte in cui è importante cogliere con chiarezza le diverse finalità e le conseguenti connotazioni pratiche.
Il convegno proseguirà nei prossimi giorni, con diverse sessioni online e tornerà venerdì in presenza. Il programma e le informazioni sugli eventi sono disponibili sul sito www.confinicomuni.it, mentre le dirette integrali delle giornate di lavori sono pubblicate sulla pagina Facebook di Confinicomuni.
Si è aperto oggi nella città emiliana il VII convegno nazionale di montagnaterapia. Si chiuderà sabato 16 ottobre con un trekking al Lago Santo
Si è aperto oggi, nell'Auditorium Claudio Gabbi di Crédit Agricole Green Life in via La Spezia a Parma, il VII convegno nazionale di montagnaterapia "Confinicomuni".
L'evento, che si snoderà lungo l'intera settimana, dall'11 al 16 ottobre, con sessioni in presenza e online, è organizzato da Azienda USL Parma e CAI sezione di Parma, e gode del patrocinio di Parma Capitale Italiana della Cultura 2021, CAI centrale, Società Italiana di Montagnaterapia e Società Italiana Medicina di Montagna, oltre ad avvalersi della partnership del Consorzio Solidarietà Sociale e del supporto incondizionato di Montura, Comet e Coop Allenaza 3.0.
Il pomeriggio inaugurale ha preso avvio con i saluti delle istituzioni, che hanno presentato e motivato la natura del convegno e il nutrito programma che propone.
Anna Maria Petrini, commissario straordinario AUSL Parma, ha esordito dichiarando: "In questi intensi mesi di lavoro a Parma, ho avuto in più occasioni l’opportunità di constatare l’interesse, la vitalità e la capacità di includere e coinvolgere che questa attività riesce a trasmettere agli utenti, ai nostri professionisti, ai tanti volontari e, più in generale, agli stakeholders esterni: #ConfiniComuni quindi, non è solo un azzeccato titolo per un evento di questa rilevanza, ma direi quasi un manifesto di intenti, un orizzonte che dà il senso di un percorso segnato da obiettivi e ideali frutto di un cammino fatto insieme".
Roberto Zanzucchi, presidente CAI sezione di Parma, ha aggiunto che "la montagnaterapia ci insegna ad abbattere convenzioni e categorie, la montagna è “terapeutica” per definizione, ci aiuta e ci abitua ad entrare con calma nell’ambiente, abbandonando almeno per un po’ la rincorsa alle prestazioni, in un'epoca che impone di vivere in una logica di performance. Il valore che il CAI vuole mettere in questa esperienza è quello di un accompagnamento specifico, frutto di studio ma anche e, soprattutto, di esperienza sul campo. Queste esperienze, lo abbiamo visto di recente nel recente primo Raduno nazionale di Escursionismo Adattato, sono tutte esperienze che emozionano, lasciano il segno e curano".
Il videomessaggio inviato dall’assessore Michele Guerra ha evidenziato l’importante ruolo di Parma Capitale Italiana della Cultura non solo come opportunità di attrazione turistica ma come “occasione di costruire un discorso che deve poi permanere negli anni, fare tesoro delle esperienze fin qui compiute e ispirarne di nuove”.
Sono poi intervenuti Franco Duc, coordinatore comunicazione Crédit Agricole (partner del progetto montagnaterapia di Parma), che ha parlato di "un progetto vincente, e lo capiamo guardando gli occhi dei nostri volontari", e Pietro Pellegrini, direttore DAISM-DP Ausl Parma, secondo cui "queste attività sono, anche, un modo di indirizzarci verso la “transizione ecologica”, aiutando a realizzare i diritti di tutti, a partire dal diritto di fruire dell’ambiente anche per chi, non sempre, ne ha avuto o ne ha la possibilità".
Per Roberta Sabbion, presidente Società Italiana Montagnaterapia "la montagna ci offre il terreno e la possibilità di crescere, individuando però gli obiettivi giusti per ciascuno. Si comincia pensando di aiutare qualcuno, si continua scoprendo che ci si aiuta a vicenda".
È quindi stata la volta dell'intenso contributo su "Il Paesaggio come spazio di vita" di Annibale Salsa, filosofo, epistemologo, etnoantropologo, pastpresident CAI, secondo cui "la montagna si presta molto bene a una attività di cura, è un territorio fragile, che va conosciuto e che abitua al “senso del limite”, ci riporta alla nostra fragilità esistenziale ma, nel contempo, ci aiuta a riscoprire noi stessi".
"Il paesaggio è uno spazio di vita, lo “spaesamento” genera patologia ed è spesso ricorrente negli ambienti urbani (ma anche in taluni contesti montani, se mal gestiti), la montagna e il suo “buon paesaggio” fatto anche di una presenza armonica dell’uomo possono aiutare".
"Il paesaggio non è solo ambiente naturale ma culturale, da noi la “wilderness” non è la norma ma una rara eccezione (anche se oggi l’abbandono delle terre alte riporta ad un progressivo inselvaticamento), il bel paesaggio è equilibrio attivo tra fattori naturali e intervento dell’uomo. La montagna e il suo paesaggio possono quindi diventare uno spazio di vita terapeutico. Immergersi nel paesaggio significa anche capire e imparare quale è il suo linguaggio, superando il dualismo natura e cultura, dobbiamo imparare a vivere il paesaggio ma anche a difenderlo portando forti istanze agli amministratori e ai decisori, è solo con un paesaggio “curato” che possiamo generare benessere e salute nel singolo, nei gruppi e nelle comunità che lo frequentano”. Infine “la montagna, più di altri ambienti, si presta all’uso di stereotipi, l’ingrediente fondamentale per la montagna che cura è il linguaggio del silenzio: questo oggi manca e la frequentazione della montagna, esplosa con veri e propri “assalti” dopo il lockdown, ha messo in luce una netta mancanza in tal senso".
È stato dunque il momento delle esperienze del territorio, testimoniate dalle tante realtà che nella provincia di Parma hanno aderito al progetto di montagnaterapia come utenti o come volontari: dal Consorzio di Solidarietà Sociale, a Fa.Ce (Famiglie Cedrebrolesi), al Cardinal Ferrari di Fontanellato, alla scuola Salvo d'Acquisto, alla Comunità per Minori Mondo Piccolo di Palanzano.
Brevi squarci di esperienze dirette sono stati portati da alcuni utenti di gruppi di mtp, come Mattia dello Scarpone ("Ho visto tanti posti belli, la Montagnaterapia è piacevole, ma non è una gita di piacere”), Barbara del gruppo Mozzafiato ("Con la Montagnaterapia ha sperimentato la perdita dei ruoli delle persone, non sapevi mai chi avevi di fianco se un educatore, un volontario o un utente, ho visto posti bellissimi e ho conosciuto persone nuove che mai avrei potuto conoscere nelle esperienze precedenti"), Andy delle Aquile coraggiose.
Tra i volontari del territorio Saverio Borrini (CAI Parma), Francesca Paraboschi (psichiatra), ed Elena Saccenti, già direttore generale Ausl Parma (che ha puntato l’accento sulla coprogettazione, che è diversa dalla committenza: “Volontari e istituzioni devono essere promotori e garanti di autonomie e crescita per tutti: la Montagnaterapia fin dall’inizio è stato il frutto di questa convinzione comune”).
Il pomeriggio si è concluso con i “Racconti che curano” di Mario Ferraguti, viaggiatore lungo l’Appennino tosco-ligure-emiliano, un mondo in cui la parola mantiene una forza prorompente, scomodante, e curativa per la comunità, un mondo in cui dare un nome alle cose e ai luoghi serve a riconoscere e ad addomesticare le paure stesse, quello che fanno le guaritrici empiriche delle nostre montagne”.
Il convegno proseguirà con sessioni online nelle giornate di martedì, mercoledì e mercoledì, per tornare in presenza, nella Sala Congressi del Campus universitario, Parco delle Scienze, nella giornata di venerdì, e concludersi sabato prossimo, 16 ottobre, con un trekking al Lago Santo.
Lo staff del convegno segnala che nel programma della Serata Culturale del 12 ottobre, dedicata a FORESTE E SALUTE, il dottor Carlo Resti è erroneamente indicato far parte della Commissione medica centrale del CAI ed è invece membro della Commissione medica regionale del CAI Lazio.
All'evento, organizzato da Azienda USL Parma e CAI sez. di Parma e posticipato di un anno a causa del covid, attesi partecipanti da tutta Italia. Con il patrocinio di Parma Capitale Italiana della Cultura 2021, Club Alpino Italiano e altre importanti partnership
“Molto più che il titolo di un convegno “#confinicomuni” è l’impegno ad una sempre maggiore collaborazione tra le tante esperienze provenienti da tutta Italia legate alla montagna che cura. Costruire la salute passo dopo passo, attraverso un’autentica condivisione di regole e valori”: è così che Anna Maria Petrini, Commissario straordinario Ausl Parma, sintetizza il tema portante del VII Convegno nazionale dedicato alla montagnaterapia che vedrà Parma capitale di questo innovativo approccio terapeutico-riabilitativo dall’11 al 16 ottobre prossimi.
Dopo un anno di attesa a causa della pandemia si realizzerà finalmente questa occasione di confronto unica e ancor più significativa dopo la fase di arresto forzato di tante attività all'aperto finalizzate al benessere psicofisico, in particolare per le persone più fragili. Esperienze e progetti orientati ai diversi ambiti d’azione della montagnaterapia – salute mentale di adulti e minori, disabilità fisiche, dipendenze patologiche – e delle relative ricadute in termini di sostenibilità, formazione e valutazione degli operatori e dei volontari coinvolti, saranno portati all'attenzione dei partecipanti attesi da tutta Italia, con momenti di approfondimento e dibattito che coinvolgeranno professionisti della salute, utenti dei Servizi sanitari, volontari e appassionati di montagna.
La scelta di Parma come centro di restituzione delle più avanzate esperienze di montagnaterapia è il riconoscimento ad un territorio che in questi anni ha espresso sia a livello quantitativo che qualitativo un approccio avanzato e innovativo alla disciplina, essendo peraltro tra i pochi che vanta un Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche. “Si tratterà - secondo Roberto Zanzucchi, presidente della Sezione CAI di Parma, che insieme all’AUSL organizza il convegno - di un “momento davvero significativo di verifica per un percorso che dura da oltre 10 anni coinvolgendo decine di soci in un’azione capace di valorizzare quei “confini comuni” che, in montagna, possono unire e restituire benessere a tutti”.
L'evento, che si svolgerà in modalità mista tra incontri in presenza e online, avrà come sedi per gli incontri in presenza (nel rispetto delle normative anticovid) gli spazi messi a disposizione da Crédit Agricole nella sua struttura Green Life in via La Spezia a Parma e dall’Università di Parma al Campus. Organizzato da Azienda USL Parma e CAI sezione di Parma, gode del patrocinio di Parma Capitale Italiana della Cultura 2021, CAI centrale, Società Italiana di Montagnaterapia e Società Italiana Medicina di Montagna, e si avvale della partnership del Consorzio Solidarietà Sociale e del supporto incondizionato di Montura e Comet.
Il convegno, preceduto nello scorso autunno da un webinar che ha “preparato il terreno” e che ha visto gli autorevoli interventi di esperti come il prof. Leonardo Fogassi, il prof. Vittorio Lingiardi e il dr. Angelo Brega (disponibili sul sito www.confinicomuni.it), giunge a coronamento di un'attività svolta dal 2010 sul territorio dall'Ausl di Parma in collaborazione con la locale sezione CAI. In questi anni efficaci percorsi riabilitativi di montagnaterapia hanno infatti permesso a centinaia di adulti e bambini in carico ai Servizi del Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche (DAI-SMDP) di sperimentare i benefici dell'attività in ambiente montano, cui sono ormai unanimemente riconosciute grandi potenzialità terapeutiche e riabilitative. Non a caso il successo del progetto di Parma trova ampio riscontro in una crescente diffusione di iniziative analoghe in numerose realtà sanitarie di tutta Italia.
Da lunedì 11 a venerdì 15 ottobre in agenda numerosi incontri, sessioni tematiche e tavole rotonde, in molti casi online e laddove possibile anche in presenza. In programma decine di interventi e relatori di grande rilievo, tra cui lo scrittore Mario Ferraguti, l’etnoantropologo Annibale Salsa, il filosofo Duccio Demetrio, i neuroscienziati Leonardo Fogassi e Stefano Rozzi, l’esploratore Franco Michieli, l’alpinista Fausto De Stefani. Il sabato sarà poi dedicato ad un trekking al Lago Santo con un evento di chiusura al Rifugio Mariotti.
Il programma del convegno e le modalità di iscrizione sono pubblicati sul sito www.confinicomuni.it, dove saranno resi disponibili anche argomenti e contributi delle diverse sessioni congressuali. Ad accompagnarli, le immagini realizzate con inconfondibile segno da Gianluca Foglia “Fogliazza”, autore della “mascotte” dell'evento: un Giuseppe Verdi, icona della cultura di Parma che, per l'occasione, veste i panni dell'appassionato della montagna.